Il Lamento del Lago delle Ombre

 


 

"Papà, ci siamo quasi?" La voce squillante di Giulia risuonò nell'abitacolo del SUV carico all'inverosimile di attrezzatura da campeggio. Marco Rossi sorrise, lanciando uno sguardo divertito alla moglie Anna seduta al suo fianco.

"Ancora dieci minuti, tesoro," rispose Anna, voltandosi per accarezzare i capelli della figlia più piccola. "Sofia, perché non mostri a tua sorella quel gioco nuovo sul tablet?"

Sofia, otto anni e una passione per i puzzle, alzò lo sguardo dal dispositivo. "Ma mamma, voglio vedere il lago appena arriviamo!"

Il sole di luglio filtrava attraverso i finestrini, creando giochi di luce sui volti sorridenti della famiglia Rossi. L'eccitazione per il weekend di campeggio al Lago delle Ombre era palpabile.

"Sapete," iniziò Marco, rallentando per imboccare una strada sterrata, "dicono che questo lago sia pieno di misteri."

Anna alzò un sopracciglio. "Marco, non cominciare con le tue storie. Non voglio che le bambine abbiano paura."

"Quali storie, papà?" chiese Sofia, improvvisamente interessata.

Marco fece l'occhiolino alla moglie. "Oh, niente di che. Solo vecchie leggende locali. Si dice che nelle notti di luna piena..."

"Marco!" lo interruppe Anna, cercando di trattenere una risata. "Risparmiacele, almeno finché non avremo montato le tende."

Il SUV svoltò l'ultima curva, rivelando finalmente la distesa argentea del Lago delle Ombre. Le acque scintillavano sotto il sole del tardo pomeriggio, circondate da una fitta foresta di pini che si estendeva fino alle montagne in lontananza.

"Wow!" esclamarono in coro Sofia e Giulia, i nasi premuti contro i finestrini.

Marco parcheggiò in uno spiazzo erboso, a poca distanza dalla riva. "Ecco qua, signore. Benvenute al vostro paradiso per il weekend!"

Mentre la famiglia iniziava a scaricare l'attrezzatura, Anna notò che erano quasi gli unici nel campeggio. Solo poche altre tende erano visibili in lontananza.

"È... più tranquillo di quanto mi aspettassi," commentò, un lieve fremito nella voce.

Marco le cinse le spalle con un braccio. "Ehi, non è questo che volevamo? Un po' di pace e tranquillità, lontano dal caos della città?"

Anna annuì, scacciando una sensazione di inquietudine. "Hai ragione. Sarà un weekend perfetto."

Sofia e Giulia corsero verso la riva, ridendo e raccogliendo sassolini da far rimbalzare sull'acqua. Il loro entusiasmo era contagioso, e presto anche Anna si ritrovò a sorridere.

Mentre Marco iniziava a montare le tende, Anna preparò un piccolo picnic per merenda. La famiglia si sedette sull'erba, godendosi la vista del lago che si tingeva di oro e arancio con il tramonto.

"Allora, papà," disse Sofia tra un morso di sandwich e l'altro, "che storia volevi raccontarci prima?"

Marco scambiò uno sguardo con Anna, che sospirò rassegnata. "Va bene, ma niente di troppo spaventoso," concesse.

"Beh," iniziò Marco, abbassando teatralmente la voce, "si dice che nelle profondità di questo lago viva uno spirito antico..."

Mentre Marco intesseva la sua storia, mescolando abilmente fatti storici e leggenda, nessuno notò come le ombre attorno a loro sembrassero allungarsi un po' troppo rapidamente, né il lieve incresparsi dell'acqua del lago, come se qualcosa di nascosto stesse ascoltando con attenzione.

La serata proseguì tra risate e progetti per l'indomani. Quando finalmente si ritirarono nelle loro tende, la famiglia Rossi era felice e ignara. Il Lago delle Ombre li osservava in silenzio, paziente, sapendo che la vera storia stava per iniziare.

Fu intorno alla mezzanotte che i primi suoni inquietanti penetrarono la barriera del sonno. Un fruscio sinistro, come di passi felpati su foglie morte, seguito da un lamento acuto che sembrava provenire dalle profondità stesse della terra.

Marco, armato più di coraggio che di buon senso, uscì nella notte con una torcia la cui luce sembrava essere divorata dall'oscurità circostante. Non trovò nulla, o forse fu il nulla a trovare lui, lasciandogli addosso una sensazione di gelo che nessun calore estivo poteva dissipare.

L'alba portò con sé una rivelazione agghiacciante: le bambine erano scomparse dalle loro tende, i sacchi a pelo ancora caldi come se i loro piccoli corpi li avessero appena abbandonati. La ricerca frenetica di Marco e Anna si concluse sulla riva del lago, dove Sofia e Giulia giacevano addormentate, avvolte in coperte che nessuno ricordava di aver portato. I loro volti, pallidi come cera, sembravano aver assorbito la luce spettrale dell'acqua.

Ma l'orrore non si era ancora palesato in tutta la sua magnificenza. Nel campeggio, la morte aveva mietuto il suo raccolto notturno. Corpi inerti giacevano nelle tende, i volti contorti in espressioni di terrore indicibile, come se avessero visto l'imperscrutabile volto dell'abisso prima di esalare l'ultimo respiro.

Mentre le autorità brancolavano nel buio di spiegazioni razionali, i Rossi cominciarono a raccogliere frettolosamente i loro averi, le mani tremanti di Sofia sfiorarono qualcosa di ruvido sepolto nella sabbia umida. Estrasse un tomo antico, la cui copertina in pelle sembrava pulsare sotto le sue dita come se fosse viva. Le pagine ingiallite, fragranti di muffa e segreti, si aprirono da sole, rivelando una calligrafia contorta che sembrava danzare alla luce fioca dell'alba.

"Papà, guarda," sussurrò Sofia, la voce tremante. Marco si chinò, gli occhi che scorrevano rapidamente sulle pagine. Il suo viso si fece pallido mentre leggeva ad alta voce:

"Nelle profondità del Lago delle Ombre, dimora un'entità ancestrale, un essere nato dal dolore e nutrito dalla perdita. Il suo canto lamentoso risuona attraverso i secoli, attraendo le anime dei vivi come falene verso una fiamma mortale. Coloro che ascoltano il suo richiamo sono destinati a diventare parte del suo regno eterno di ombre e disperazione."

Anna strinse Giulia a sé, gli occhi spalancati per l'orrore. "Marco, dobbiamo andarcene. Ora."

I Rossi fuggirono dal campeggio, il tomo stretto al petto di Sofia come un talismano oscuro. Ma mentre la distanza tra loro e il lago aumentava, una sensazione opprimente li seguiva, come se un filo invisibile li legasse a quel luogo maledetto.

Le notti successive furono un calvario di terrore e confusione. Sofia si svegliava urlando, il corpo madido di sudore freddo. "Li vedo, mamma," singhiozzava, "vedo i volti nell'acqua. Mi chiamano."

Giulia, d'altro canto, sembrava caduta in una sorta di trance. Sedeva per ore fissando il vuoto, canticchiando una melodia inquietante che faceva rizzare i capelli sulla nuca di Anna.

Una notte, Marco si svegliò di soprassalto. Il silenzio della casa era rotto da voci sommesse che provenivano dalla camera delle bambine. Si avvicinò cautamente, il cuore che martellava nel petto. Attraverso la porta socchiusa, vide Sofia e Giulia sedute sul letto, gli occhi spalancati e vuoti, che parlavano in una lingua sconosciuta e gutturale.

"Anna," chiamò con voce strozzata, "Anna, vieni qui."

Sua moglie arrivò di corsa, trattenendo un grido alla vista delle figlie. Quando accesero la luce, le bambine si voltarono all'unisono, i loro occhi che mostravano solo il bianco delle pupille rovesciate.

"Che cosa sta succedendo?" sussurrò Anna, le lacrime che le rigavano il volto.

Marco scosse la testa, impotente. "Non lo so, ma temo che qualunque cosa sia accaduta al lago... ci abbia seguiti."

Nei giorni seguenti, la casa dei Rossi divenne un palcoscenico per fenomeni sempre più inquietanti. Oggetti si muovevano da soli, scivolando sui mobili come spinti da mani invisibili. Anna era in cucina quando tutti i cassetti si aprirono contemporaneamente con un bang assordante, facendola sobbalzare e lasciare cadere il piatto che stava asciugando.

"Marco!" gridò, indietreggiando contro il muro. Suo marito arrivò di corsa, solo per fermarsi di colpo sulla soglia, gli occhi sgranati.

"L'acqua," mormorò, indicando il lavello. Il rubinetto gocciolava lentamente, ma invece di acqua cristallina, un liquido nero come l'inchiostro scivolava nel lavandino, formando disegni contorti che sembravano muoversi di vita propria.

Le notti divennero un incubo ad occhi aperti. Voci sussurravano dagli angoli bui della casa, parole incomprensibili che scivolavano nelle orecchie di Marco e Anna come serpi velenose. A volte, nel cuore della notte, trovavano le bambine in piedi davanti alle finestre, i loro piccoli corpi illuminati dalla luce spettrale della luna.

"Sofia, Giulia," chiamò Anna una notte, avvicinandosi cautamente. "Che cosa state guardando, tesori?"

Sofia si voltò lentamente, i suoi occhi sembravano pozzi senza fondo. "L'acqua, mamma," rispose con una voce che non era la sua, troppo antica, troppo cupa. "L'acqua ci sta chiamando. Vuole che torniamo."

Giulia annuì, senza distogliere lo sguardo dalla finestra. "Dobbiamo tornare, mamma. Lei ci sta aspettando."

Anna indietreggiò, il terrore che le serrava la gola. Marco la raggiunse, stringendola a sé mentre osservavano le loro figlie, così familiari eppure così aliene.

"Che cosa abbiamo portato con noi da quel lago?" sussurrò Anna, la voce rotta dalla paura e dalla disperazione.

Marco non rispose, ma i suoi occhi si posarono sul tomo antico che giaceva sul tavolo del soggiorno, le sue pagine che sembravano brillare di una luce propria nell'oscurità. Sapeva, nel profondo del suo essere, che le risposte che cercavano - e forse la salvezza delle loro figlie - si nascondevano in quelle pagine ingiallite. Ma era pronto ad affrontare la verità che vi avrebbe trovato?



Disperati, si rivolsero al dottor Moretti, un anziano erudito i cui studi sconfinavano nei territori dell'occulto. Le sue parole non portarono conforto: "L'entità del lago ha reclamato le vostre figlie. Le loro anime sono legate a quel luogo maledetto. Solo affrontando direttamente lo spirito potrete sperare di liberarle."

Così, armati solo della loro disperazione e degli arcani saperi di Moretti, i Rossi tornarono al Lago delle Ombre. La notte li avvolse come un sudario mentre si avvicinavano alla riva, dove l'acqua sembrava pulsare di vita propria. Moretti iniziò a intonare antichi incantesimi, la sua voce tremante che si mescolava al vento sempre più forte.

Dall'acqua emerse una figura spettrale, una donna dai capelli lunghi e neri come la pece, gli occhi pozzi senza fondo di dolore eterno. "Ho perso mia figlia in queste acque secoli fa," gemette lo spirito, "e da allora cerco di colmare il vuoto con le anime dei vivi."

Marco, in un atto di coraggio disperato, si gettò nelle acque gelide, come per strappare le sue figlie dall'abbraccio mortale dello spettro. Anna gridò, un suono straziante che sembrò squarciare il velo tra i mondi. In quel momento, qualcosa cambiò. Lo spirito esitò, come se quel grido avesse risvegliato in lei un ricordo sepolto del suo stesso dolore materno.

Con un ultimo, terrificante ululato, la figura spettrale iniziò a dissolversi, trascinando con sé le acque del lago in un vortice furioso. Marco riemerse, stringendo a sé le figlie prive di sensi ma vive. Mentre la famiglia si ricongiungeva sulla riva, il lago si placò, come se un antico maleficio fosse stato finalmente spezzato.

I Rossi tornarono alla loro vita, ma nulla fu più come prima. Le notti erano ancora tormentate da echi di quel lamento soprannaturale, e nei loro occhi brillava ora la consapevolezza di coloro che hanno guardato oltre il velo della realtà. Sofia e Giulia crebbero con una saggezza antica nei loro giovani cuori, custodi inconsapevoli di segreti che nessun mortale dovrebbe conoscere.

E il Lago delle Ombre? Rimase lì, immobile e silenzioso, a custodire i suoi misteri. Un monito per chi osa avventurarsi troppo vicino al confine tra il mondo dei vivi e quello che giace al di là, nell'ombra eterna dell'ignoto.


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