Ombre nella Laguna: Un Racconto Veneziano

 



La foschia si alzava dalla laguna come un sudario, avvolgendo le isole veneziane in un abbraccio spettrale. Marina ed Ermes, due cicloturisti appassionati, pedalavano ignari lungo il Ponte della Libertà, le loro e-bike silenziose nell'aria umida del crepuscolo. L'entusiasmo per l'avventura che li attendeva offuscava i segnali inquietanti che li circondavano: gabbiani che volavano in formazioni innaturali, il riflesso distorto dei palazzi sull'acqua oleosa della laguna.

"Ermes, hai notato come sembra tutto... diverso?" sussurrò Marina, la voce incrinata da un brivido involontario.

Ermes scrollò le spalle, gli occhi fissi sulla strada davanti a loro. "È solo la nebbia, cara. Venezia è sempre un po' misteriosa a quest'ora."

Ma mentre si addentravano nelle calli del Lido, il senso di disagio cresceva. Le strade, che avrebbero dovuto brulicare di vita in una serata di aprile, erano desolatamente vuote. Il silenzio era rotto solo dal lieve ronzio delle loro biciclette e dal gocciolio dell'acqua che trasudava dai muri antichi.

Giunsero all'osteria dove avevano prenotato per pranzo, ma il locale era buio e serrato. Un cartello sbiadito sulla porta recitava: "Chiuso per lutto". La data era di tre anni prima.

"Impossibile," mormorò Ermes, controllando freneticamente il suo smartphone. "Ho parlato con loro questa mattina!"

Un fruscio alle loro spalle li fece voltare di scatto. Una figura incappucciata si dissolse nell'ombra di un portico, lasciando solo l'eco di un sussurro: "Non avreste dovuto venire..."

Il panico montava nei loro petti mentre cercavano disperatamente un riparo per la notte. Ogni porta a cui bussavano rimaneva chiusa, ogni finestra buia. Fu allora che notarono le ombre, figure evanescenti che danzavano sui muri, sempre al limite della loro visione periferica.

Esausti e terrorizzati, si rifugiarono in una spiaggia deserta, montando la tenda con mani tremanti. Il sonno li colse, ma portò con sé incubi vividi di acque nere che risalivano dai canali, inghiottendo la città e i suoi abitanti.

L'alba li trovò pallidi e scossi, ma determinati a lasciare l'isola. Tuttavia, mentre pedalavano verso Alberoni, si resero conto che il paesaggio era cambiato. Dove prima c'erano strade asfaltate, ora solo sentieri fangosi che si appiccicavano alle ruote. Le moderne costruzioni avevano lasciato il posto a ruderi coperti di muschio e edera.

"Ermes," la voce di Marina era un filo sottile, "guarda le persone..."

Figure vestite con abiti d'altri tempi si aggiravano per le strade, i volti nascosti da maschere carnascialesche. Quando passavano, le figure si fermavano e si voltavano all'unisono, seguendoli con sguardi vuoti dietro le maschere sorridenti.

A Pellestrina, incontrarono un vecchio pescatore, l'unico che sembrava notare la loro presenza. Il suo volto era un intrico di rughe profonde, gli occhi lattiginosi fissavano un punto oltre le loro spalle.

"Siete arrivati nella notte sbagliata," gracchiò. "La notte in cui i morti camminano e i vivi scompaiono. Dovete trovare la barca prima che tramonti il sole, o rimarrete qui per sempre."

"Quale barca?" chiese Ermes, la disperazione nella sua voce.

Il vecchio sorrise, rivelando una bocca priva di denti. "La barca che porta i vivi nel mondo dei morti, e i morti nel mondo dei vivi. Cercatela a Chioggia, ma attenti... non tutti quelli che salgono sono ciò che sembrano."

Con il cuore in gola, pedalarono freneticamente verso Chioggia. Il sole calava rapidamente, tingendo la laguna di un rosso sangue. Le ombre si allungavano, assumendo forme mostruose che sembravano inseguirli.

Giunsero al porto per Chioggia mentre le ultime luci del giorno svanivano. Una nebbia densa si alzava dall'acqua, e in essa videro una barca, antica e consunta, che oscillava dolcemente attraccata a un molo decrepito.

Un figura ammantata stava sulla prua, il volto nascosto da un cappuccio. Quando parlò, la sua voce era come il raschio di ossa su pietra: "Salite, se osate. Il passaggio è aperto, ma il prezzo è alto."

Marina ed Ermes si guardarono, il terrore e la speranza che si combattevano nei loro occhi. Dietro di loro, le ombre della città sembravano avvicinarsi, bramose. Davanti, l'ignoto.

Con un respiro profondo, salirono sulla barca. Mentre si allontanavano dalla riva, le luci del paese svanirono nella nebbia. L'ultima cosa che videro furono centinaia di figure spettrali che emergevano dall'acqua, le mani protese verso di loro in un gesto di supplica o di minaccia.

La barca scivolò silenziosamente nella notte, portando con sé i suoi passeggeri verso un destino incerto. E nella laguna, le isole veneziane continuavano la loro eterna danza tra il mondo dei vivi e quello dei morti, in attesa dei prossimi visitatori ignari.

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